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2021

Norvegia e Finlandia

Nikon D750, Nikkor 24-70, Nikkor 70-200, iPhone 12 Pro

Dopo un 2020 passato in Italia, nel 2021 è tempo di tornare ad esplorare il mondo. O almeno la parte di esso dove si può andare senza incappare in coprifuochi e quarantene. E allora per me la meta ideale diventa il Grande Nord europeo, anche questa volta con Avventure nel Mondo (il link alla scheda del loro viaggio è qui). Circa 3000 km in auto percorsi in due settimane, dalle Lofoten a Capo Nord sul versante norvegese e giù fino a Rovaniemi su quello finlandese.

L’itinerario del viaggio

31 Luglio

L’appuntamento è la mattina presto in aeroporto. Il mio primo volo internazionale dopo il capodanno in Cambogia nel 2019. Impossibile nascondere l’emozione: c’è ed è giusto che ci sia. Mascherato e frastornato entro nell’aeroporto di Fiumicino, quasi incredulo per questo primo vero ritorno alla normalità. A parte l’obbligo di mascherina, nulla cambia nella trafila classica: check-in, metal detector per noi e raggi x per il bagaglio a mano, attesa al gate. Due ore di aereo da Fiumicino a Francoforte con Lufthansa, altre due da Francoforte ad Oslo sempre con Lufthansa ed altre due da Oslo a Tromsø con SAS. Una liberazione togliersi la mascherina una volta arrivati a destinazione! 😷

Sbarcati a Tromsø a metà pomeriggio tiriamo le somme. Cinque bagagli e tre partecipanti sono rimasti ad Oslo 😬 Un po’ colpa nostra, un po’ dei norvegesi. La faccio breve: a tre partecipanti non era stato consegnato il biglietto che attestava l’avvenuto controllo del green pass subito dopo l’atterraggio ad Oslo, sono stati messi in coda nella lenta fila per il tampone rapido gratuito e, nonostante le loro proteste ed insistenze, hanno perso l’aereo. Per i bagagli semplicemente abbiamo saltato la dogana norvegese. A Roma gli addetti di Lufthansa ci avevano più volte assicurato che non avremmo dovuto recuperare e reimbarcare il bagaglio ad Oslo, mentre i norvegesi non erano stati informati di questa novità 🤪 Poco male comunque… riprotetti partecipanti e bagagli sul volo della mattina dopo, confortati (si fa per dire 😜) dal kit di emergenza dell’aeroporto (dentifricio, spazzolino, ecc), recuperiamo le auto al noleggio e finalmente andiamo al nostro albergo in centro: lo Scandic Grand Tromsø (link qui).

In Norvegia, come in Finlandia, l’utilizzo del contante è ridottissimo. Calcolate che in tutto il viaggio una sola volta ci è stato chiesto il pagamento in contanti (al Museo dello Stoccafisso delle Lofoten: euro o corone norvegesi, basta che si pagasse in contanti). Abbiamo sempre utilizzato le carte di credito e non abbiamo mai visto nessuno utilizzare delle corone o degli euro. Tutto molto pratico indubbiamente. Per supplire all’impossibilità di creare una cassa comune abbiamo sfruttato una delle tante app nate con questo scopo. Dato che uno dei partecipanti aveva già esperienza con Tricount (link qui) abbiamo utilizzato quest’ultima. Si è dimostrata molto utile sia per ripartire le spese di tutto il gruppo, sia per quelle fatte solo da alcuni di noi, permettendo sempre di avere sott’occhio quanto ognuno fosse sbilanciato rispetto agli altri e di alternarci nei pagamenti in maniera equilibrata.

Dopo aver preso possesso delle stanze ed esserci rinfrescati decidiamo di farci un giro prima di cena. Il tempo a Tromsø non è dei migliori, ci sono nuvole basse che coprono il cielo. In questo periodo dell’anno il sole scende appena sotto l’orizzonte per poche ore durante la notte ma non smette di inondare di luce il cielo (e quindi rispondo subito ad una domanda che mi è stata posta spesso: no, non è possibile vedere l’aurora boreale). Questa peculiarità, combinata con le nuvole basse che abbiamo trovato stasera, rende il cielo un’unico neon bianco. Ero già stato a Tromsø nell’inverno del 2017 (potete leggere il diario di quel viaggio qui) e la prima cosa che noto è che la cittadina perde molto del suo fascino senza la neve ad imbiancarla. Io avevo pensato bene all’imbarco a Roma di non sbattermi a mettere e togliere dalla cappelliera dell’aereo anche il giaccone e l’avevo infilato nel bagaglio proprio poco prima del check in. Bravo Paolo! Ma che gran bella pensata!!! 🤨 Ora vado in giro come i norvegesi: in felpa, ad Agosto, con dodici gradi… 😂 Ci facciamo un rapido giro in centro (ad ora di cena i negozi, le chiese ed i musei sono tutti chiusi nonostante tutta questa luce 🤷🏻‍♂️) e andiamo a vedere la Cattedrale Artica (link qui) al di là del ponte che unisce la città con la terraferma (Tromsø infatti sorge su un’isola chiamata Tromsøya). La struttura architettonica della chiesa è affascinante: undici enormi lastre triangolari di altezza variabile, tutte bianche come la neve, che si alternano a spazi vuoti per far filtrare la maggior quantità di luce possibile, con una enorme facciata in vetro. Forme e materiali perfettamente in linea con una terra che per buona parte dell’anno anela la luce e tenta di goderne il più possibile quando la ha. Tornati in centro affrontiamo un serio problema: parcheggiare le auto! Lungo i marciapiedi possono parcheggiare solo i residenti, gli alberghi non hanno parcheggi loro, quelli a pagamento funzionano solo con l’app EasyPark (scaricatela perché tanto prima o poi in Norvegia vi servirà, il link è qui) e costano tipo dieci euro l’ora! Però esistono pochi – molto pochi – parcheggi gratuiti sparsi per Tromsø ed abbiamo la fortuna con un paio di giri di riuscire a trovare posto per tutte e tre le auto! Sarà la prima ed ultima volta che non pagheremo cifre sproporzionate per parcheggiarle: Norvegia e Finlandia sono mete estremamente care. Praticamente costa meno dormire che mangiare 🤷🏻‍♂️

Ceniamo da Egon (link qui), un locale sufficientemente grande da riuscire ad accogliere di sabato sera un gruppo numeroso anche senza prenotazione (comunque tentate sempre di prenotare in anticipo, perché in realtà abbiamo solo avuto un colpo di fortuna a trovare un tavolo libero).

Ultima nota prima di partire per il nostro viaggio. Il norvegese ha tre consonanti che noi non abbiamo: ø,œ e å che si pronunciano più o meno come una o troncata, una o che muta in una e ed in una specie di o aspirata… comunque qui potete trovare una risorsa dove ascoltare le prounce di varie lettere e nomi in norvegese. Una lingua molto gutturale e poco friendly per il mio orecchio. Comunque tutti parlano anche inglese e non abbiamo avuto alcun problema a comunicare.

1 Agosto

da Tromsø ad Alta

La mattina lasciamo l’albergo (per inciso, fornito di una spettacolare colazione dolce/salata da sfamare una divisione di Marines affamati dopo l’allenamento!) e torniamo all’aeroporto a recuperare gli ultimi tre partecipanti ed i bagagli. Mi metto finalmente il mio giaccone in goretex e sono pronto ad affrontare il viaggio. Riuniti siamo dodici persone in tre macchine e decidiamo… di visitare Tromsø, visto che ora è tutto aperto. Prima meta: Polaria.

Polaria è l’acquario più a nord del mondo (per la cronaca, ero stato nel 2013 in Alaska all’acquario di Seward che dicevano essere quello più a nord del mondo… ma controllando le coordinate delle due città a questo punto diventa solo quello più a nord delle Americhe – o forse dicevano già così ed io avevo capito male?!? 🤷🏻‍♂️). L’architettura dell’edificio è sorprendente: rappresenta dei banchi di ghiaccio schiacciati sulla terra dai mari agitati dell’Artico. La scelta architettonica inoltre riecheggia molto quella della Cattedrale Artica dall’altro lato del fiordo. Io amo gli acquari e l’ho visitato con piacere. Polaria (qui il link al loro sito) è stato pensato per essere facilmente fruibile dai bambini ed è focalizzato principalmente sulla natura delle isole Svalbard (anche se sei nell’artico c’è sempre qualcuno più a nord di te 😬). Proprio per questo, oltre alla piscina delle foche e alle vasche con pesci ed altri esemplari di fauna e flora marina ci sono molti video ed installazioni didattiche.

Dopo aver visitato Polaria ci facciamo un giro in centro e finalmente trovo la Cattedrale di Tromsø aperta! Si, perché nei tre giorni della mia permanenza del 2017 ci eravamo sempre trovati in centro quando era chiusa. La Cattedrale è un grande esempio di architettura neogotica e, tanto per cambiare, è la cattedrale protestante più a nord del mondo! Ed inoltre è costruita interamente in legno, senza chiodi! Entrando incrociamo il pastore, una sorridente signora bionda, intenta a salutare e a chiacchierare con gli ultimi fedeli.

Verso le 15,30 decidiamo di partire e lasciare Tromsø. Torneremo comunque qui alla fine del viaggio e ci lasciamo ancora qualcosa da vedere in questa ”capitale dell’Artico”. Ci dirigiamo verso la città di Alteidet e per risparmiare tempo prendiamo due traghetti che tagliano comodamente i fiordi. Sui traghetti si sale velocemente con le auto. Gli addetti procedono a fotografare le targhe e a caricare la tariffa direttamente sui telepass associati alle stesse.

Lungo la strada ci fermiamo al belvedere di Gildetun, uno dei primi scorci sulla selvaggia bellezza di questi posti. Dopo esserci ubriacati della vista sui fiordi, finalmente in linea con lo spirito naturalistico del viaggio, arriviamo alla nostra meta per la sera: l’Artic Fjordcamp (link qui). In queste zone i campeggi sono sempre un misto di piazzole per tende o caravan e di casette di legno (cabins) – di cui la nostra addirittura con affaccio diretto sul fiordo. Non in questa struttura, ma spesso sono disponibili anche intere case.

2 Agosto

da Alteidet ad Alta

Dopo una sana colazione raggiungiamo il fiordo di Jøkelfjord e l’imbarcadero di Synatur (link qui). Questa è una piccola impresa a conduzione familiare di pescatori che organizzano escursioni nel fiordo per ammirare il Ghiacciaio Øksfjord. Con un’area di quarantadue chilometri quadrati è l’ottavo ghiacciaio più grande della Norvegia, con il suo punto più alto a milleduecento metri. Grazie ad un RIB (un gommone a scafo rigido) abbiamo raggiunto i piedi del ghiacciaio, una spettacolare cascata che crea un evidente corrente di acqua dolce nel fiordo.

Tornati dall’escursione abbiamo raggiunto l’Alta River Camping (link qui) così da scaricare le auto dai bagagli e poterci più agevolmente spostare verso il Sautso Canyon, dove avevamo intenzione di percorrere l’Alta Trekking. Questo canyon è il più grande d’Europa e lo si raggiunge grazie ad un facile sentiero che si snoda nella tundra. Il sentiero consta di circa 14 km tra andata e ritorno (ho dimenticato di avviare WikiLoc in questa occasione ma vi metto questo link qui di un altro escursionista) ed è percorso tranquillamente da famigliole con i cani al seguito. Per godere della vista sul canyon all’arrivo bisogna scendere un tratto più ripido nel bosco fino alle ringhiere, anche se poi alla fine mi tocca dire che la vista non è spettacolare come tutti speravamo. Sebbene non si possa non considerare un percorso facile, il tragitto attraversa un paio di fiumiciattoli dove bisogna passare sui sassi ed alcune zone paludose da percorrere su passerelle o assi non sempre solide. Quindi in caso di condizioni meteo avverse prestate le dovute attenzioni o rischierete di farvi male, se non di infangarvi completamente.

La sera decidiamo di cenare in centro ad Alta. Queste cittadine sono veramente minuscole in quanto ad offerta commerciale: in centro ci saranno stati aperti tre ristoranti ed un pub (dove si beve solo) 🤷🏻‍♂️ Decidiamo di cenare al Duverden Matbar (link qui) che non sappiamo bene se ci abbia attirato per l’arredo un po’ kitsch, per il menù sintetico e ricercato o perché fosse l’unico con ancora del posto libero 🤪 Tornando al menù ricercato, ci cade l’occhio sul filetto di balena. Ora… la Norvegia autorizza la caccia ad un numero limitato di balenottere minori, una specie non considerata a rischio. Detto ciò, visto che il menù era anche all’esterno del locale, noi unanimemente già prima di entrare avevamo deciso di non considerare l’esistenza di questo piatto e personalmente mi sono dato alla renna (reinsdyr in norvegese). Uno la prova la renna, tutte le volte che sono stato qui al nord l’ho provata… ma continua a non essere un granché. Sebbene debbo dire che tra asparagi, pancetta, funghi, castagne e non so che altro è stata la più buona che abbia assaggiato finora.

3 Agosto

da Alta a Nordkapp

Prima di lasciare Alta decidiamo di visitare l’Alta Museum (link qui). Ma non aspettatevi il classico museo (anche se in effetti all’interno della struttura ci sono dei diorama ed alcuni reperti). Il vero tesoro del museo è all’aperto e si snoda ai lati di due brevi percorsi: sono le incisioni rupestri. Qui si trovano più incisioni rupestri che in ogni altra parte d’Europa. Circa seimila incisioni ci raccontano della vita sotto il cielo polare ed il sole di mezzanotte di antiche popolazioni di cacciatori: gli uomini collaboravano durante la caccia alla renna, all’alce o all’orso, come nella pesca della balena o dell’ippoglosso. Per cinquemila anni gli uomini preistorici continuarono a raccontare la loro vita, incessantemente. Il mondo cambiava, le terre si innalzavano man mano che terminava l’ultima glaciazione, facendo si che le incisioni più antiche risultassero nella parte superiore del terreno e le più recenti trovassero posto nella parte inferiore. Poi tutto finì. Ovviamente questo non accadde da un giorno all’altro, fu un processo graduale. Ma non ne sappiamo il perché. Forse nuove forme di espressione emersero o forse quelle popolazioni migrarono verso altre terre. Chissà? Al loro ritrovamento le incisioni erano non dipinte. Difficili da vedere nella piena luce del sole. Per questo durante gli anni ’70, quando furono scoperte, molte furono dipinte di colore rosso.

Lasciata Alta ci dirigiamo verso Capo Nord, o Nordkapp per usare il nome norvegese. All’arrivo c’è un grande parcheggio gratuito. Dato che ai norvegesi pareva brutto non farti pagare il parcheggio, c’è comunque un gabbiotto dove è possibile acquistare il biglietto per accedere al centro turistico che comprende caffetteria e gift shop! L’ingresso costa 260 NOK, circa 25 €: il giusto per poter poi spendere altri soldi in caffè e regalini 😈 L’ingresso alla struttura (link qui) non è obbligatorio – se aveste bisogno dei bagni, ve ne sono di gratuiti nel parcheggio. Mi sento di consigliarvi di valutarlo in base alla condizioni climatiche del momento.

Facciamo le foto all’iconico globo che segna il posto più a nord d’Europa (anche se tutti ci tengono a sottolineare che un promontorio lì vicino, dall’impronunciabile nome di Knivskjellodden, sia il vero punto più a nord) e a qualche altra installazione presente nel parco. Dopodiché andiamo al villaggio di Gjesvær. Qui ci sono queste grosse strutture a forma di capanna dove sono appese a seccare numerosissime teste di merluzzo. Incuriositi chiediamo lumi ad uno dei pescatori che sta appunto trasferendo il pescato del giorno dalla nave allo stabilimento di lavorazione. Ci spiegano che le teste essiccate vengono vendute in Nigeria, come ingrediente del piatto nazionale del paese.

Per la sera andiamo al BaseCamp North Cape (link qui), dove abbiamo dei simpatici cottage. Siamo a due passi da Capo Nord e verso le 23,30 siamo di nuovo su al Globo per vedere il sole di mezzanotte! O meglio la luce di mezzanotte, perché ormai il sole scende appena sotto l’orizzonte per qualche ora lasciando un cielo dorato ad attendere la nuova alba.

4 Agosto

da Nordkapp a Menesjärvi

Prima di lasciare Nordkapp visitiamo un altro villaggio di pescatori in zona: Honningsvåg. Un piccolo paesino le cui casette presentano dei giardini molto curati… il trionfo dei nani da giardino 😂

Giornata di spostamento. Passiamo il confine con la Finlandia e raggiungiamo l’Hotel Korpikartano (link qui), nel paesino di Menesjärvi. Siamo completamente immersi nella natura, in una struttura autosufficiente. Albergo, sauna, ristorante: il tutto sulle sponde di un lago, immerso in un incantevole bosco. Si può fare un piccolo trek, andare in canoa, sfruttare appunto la sauna. Insomma godersi la natura.

5 Agosto

da Menesjärvi a Rovaniemi

Siamo venuti nell’impronunciabile paesino di Menesjärvi perché è a ridosso del Parco Nazionale Lemmenjoki. Questo è il Parco Nazionale più grande della Finlandia, nonché una delle più vaste aree boscose non abitate e senza strade in Europa. Parte dell’area protetta è comunque dotata di sentieri segnalati, bivacchi o capanne in affitto e aree campeggio, per facilitare i trekking.

l’escursione in barca alle cascate di Ravadasköngäs

In mattinata quindi andiamo nel Parco. Dato che non esistono strade ci si sposta in barca navigando controcorrente il fiume. Raggiungiamo le sponde presso l’imbarcadero di Ahkun Tupa (link qui) nel villaggio di Lemmenjoki. Questa è un’azienda storica, in attività dal 1955, fondata dalla prima coppia mista (lui sami, lei finlandese) di Lemmenjoki. Saliamo sulle nostre imbarcazioni, belli infagottati nei giubbotti di salvataggio, ed iniziamo a percorrere il fiume. Il tragitto prevede due tratti da percorrere a piedi, onde consentire alle barche di attraversare delle brevi zone dove il pescaggio è troppo basso per navigare a pieno carico. Arriviamo quindi a destinazione, alle Cascate di Ravadasköngäs. Le cascate sono a ridosso della confluenza del fiume Ravadasjoki con il Lemmenjoki. Intorno alle cascate si diramano vari sentieri che permettono di esplorare la zona. Qui è pienissimo di famiglie con bambini che, zaino in spalla, vanno a passare la notte nei capanni in affitto alla fine dei sentieri. Come avevamo già notato in Norvegia, ma anche di più in Finlandia, la popolazione vive in simbiosi con la natura, praticando di continuo attività outdoor.

Tornati dalla nostra gita nei boschi ci spostiamo ad Inari, per visitare il Museo Siida, dedicato alla cultura Sami (link qui). Per la cronaca, il popolo Sami è quello che noi impropriamente chiamiamo Lappone. Il Museo è in ristrutturazione per la sua sezione espositiva. Ma poco male, perché la parte più interessante è il parco all’aperto e quello è visitabile. Questa sezione del museo mette in mostra il patrimonio culturale, quello architettonico e i mezzi di sussistenza dei Sami finlandesi. Vi sono le fattorie, i capanni per la caccia e la pesca, le trappole per catturare gli animali. La cultura Sami è indissolubilmente legata all’allevamento delle renne. Scopriamo che in Finlandia vivono circa 10000 Sami (ce ne sono 45000 in Norvegia, 20000 in Svezia e 2000 in Russia) e che esistono nove lingue Sami, tutte così diverse che chi ne parlasse una avrebbe serie difficoltà a comprendere le altre! La struttura politica dei Sami si basava sui siidas, i loro villaggi, dove la comunità collaborava costantemente per superare i freddi inverni nordici. Oggigiorno la cultura Sami è preservata da un parlamento, il Sámediggi, che sostiene l’idea che di una singola nazione Sami i cui membri vivono nei territori di diversi stati.

Proseguiamo verso sud lungo strade dritte, immerse in infiniti boschi (paesaggio un po’ noioso, debbo dire), inchiodando ogni tanto visto che spesso e volentieri ci ritroviamo delle renne sulla strada! 😬 Ci fermiamo a Sodankylä per vedere la vecchia chiesa in legno (link qui). Edificata nel 1689 risulta essere una delle chiese più antiche della Lapponia. Ahimè, possiamo ammirarne solo la struttura esterna perché in questo periodo l’accesso è interdetto (non ho capito se per dei lavori o per altri motivi). Ah… non fatevi ingannare: sulla strada si parcheggia davanti la chiesa moderna. Per raggiungere quella antica bisogna entrare nel cimitero (non ci sono cartelli o indicazioni) 😉

Ripartiamo e finalmente arriviamo a Rovaniemi ai Taljatie Apartments (link qui), un paio di case tutte per noi in cui ci perdiamo 😂

6 Agosto

in giro per Rovaniemi

Prima meta a Rovaniemi è il Museum Arktikum (link qui). Il museo contiene varie esposizioni, permanenti e temporanee. Molto estesa quella centrata sulla precarietà dell’ecosistema artico, pensata espressamente con uno scopo didattico per le scolaresche. Interessanti quella dedicata alla megafauna con molti animali in tassidermia e la sezione dedicata all’evoluzione della cultura finlandese. Tra l’altro ho scoperto che nella Seconda Guerra Mondiale, quando la Finlandia cambiò schieramento abbandonando l’Asse, le truppe tedesche che combattevano nel centro-nord contro i russi resistettero duramente all’esercito finlandese e la battaglia di Rovaniemi portò alla completa distruzione della cittadina.

Meta successiva… rullo di tamburi… 🥁 il Santa Claus Village!!! (link qui). Il Villaggio di Babbo Natale era proprio come mi avevano raccontato: una pacchianata in stile hollywoodiano: negozi di souvenir come se piovessero, visita alle renne di Babbo a pagamento, fotografia con Babbo a pagamento (alla modica cifra di 50 €). La struttura in fondo è un’esperienza pensata per essere visitata in inverno, con la neve ed i bambini al seguito. Comunque attraverso il villaggio passa il Circolo Artico e questo val bene uno foto 😎 Ah… ho scattato di nascosto una foto a Babbo Natale e l’ho inviata via whatsapp ai miei amici con figli piccoli. Ho ricevuto dei bellissimi vocali dei bimbi tutti entusiasti ed eccitati che mi chiedevano di salutargli Babbo Natale 🎅🏻

Per pranzo ci fermiamo in un locale sul fiume, il Kesärafla Summer Restaurant and Sauna (link qui). Una delle ragazze del gruppo, Beatrice, la sera prima si era rivista con un amico dei tempi dell’Erasmus. Un ragazzo del nord della Finlandia che casualmente in questo periodo vive a Rovaniemi. Il locale ci era stato consigliato da lui. Sembra sia uno dei posti trendy di Rovaniemi. Praticamente nel lungo inverno loro si divertono molto praticando sport invernali e passando il tempo in queste saune lungo il fiume: fanno la sauna e poi si gettano nel fiume per nuotare un po’… Il nostro concetto di divertimento sinceramente è un po’ diverso… ma siamo contenti per loro e ci godiamo il pranzo all’aperto nella bella giornata 😂

da Rovaniemi a Muonio

Dopo pranzo risaliamo verso nord per raggiungere l’Hotel Jeris (link qui) a Muonio. Come sempre in questa zona della Finlandia la struttura è su un lago e si possono svolgere innumerevoli attività outdoor: canoa, rafting, trekking. Qui inoltre abbiamo anche una sauna deluxe, sia per scenografia che per prezzi: per soli 25 € puoi sudare guardando il lago dall’ampia vetrata 🤷🏻‍♂️ Penso che dalle mie osservazioni traspaia la bassa attrattiva che la sauna abbia su di me 😎 Questa è una zona sciistica ed i ristoranti sono o negli alberghi o lì vicino (quindi a Muonio villaggio è inutile sperare di trovare alcunché). Visto che il menù del nostro albergo non ci entusiasmava riusciamo a prenotare in un bel ristorante, il Kammari (link qui) in cui io mi avventuro nel provare una borscht soup, che a dispetto delle apparenze è buona! Nella sostanza è una ricetta di origine ucraina a base di barbabietola, pollo, panna acida e qualcos’altro 😬

7 Agosto

da Muonio a Evenskjer

E stamattina si va’ di rafting sul Muoniojoki (che in italiano sarebbe semplicemente il fiume Muonio 🤪) grazie al team di Harriniva Hotel and Safaris (link qui). Il fiume segna il confine tra Finlandia e Svezia e, a causa dell’estate molto calda e delle poche piogge, il livello delle acque è più basso del normale. Di conseguenza il rafting sarà meno impegnativo. Comunque ci bardano di tutto punto, dandoci pantaloni, stivali e giubbotti di salvataggio e su due gommoni ci lanciamo verso le rapide (ahimè, come premesso, sono rapide poco rapide 😬). Praticamente è impossibile bagnarsi, se non facendolo apposta, ma comunque ci divertiamo molto.

Dopo questa escursione ci tocca il più lungo spostamento in auto del viaggio. Dalla Finlandia andiamo direttamente in Norvegia. Dopo aver evitato le solite renne sulle strade finlandesi, esserci fermati a goderci il panorama di qualche fiordo norvegese ed aver visitato un negozio Sami lungo la via (dove si possono anche acquistare pelli di renna, coltelli o le orrende statuine dei troll della tradizione nordica che infestano tutti i negozi di souvenir) arriviamo finalmente a destinazione al Sandtorgholmen Hotel (link qui), una vera perla sita su un piccolo promontorio non lontano da Evenskjer. Uno non ci fa subito caso ma non siamo più sulla terraferma ma sull’Isola di Hinnøya, nell’Arcipelago delle Vesterålen. Questo perché tutte le isole maggiori degli arcipelaghi Vesterlålen e Lofoten sono uniti da ponti. L’albergo è molto bello e ha una lunga storia alle sue spalle. La proprietà è sorta nel 1300 e fino al 1770 è stata una fattoria. In quell’anno ai proprietari fu rilasciata la licenza per la vendita di vino e liquori e rapidamente Sandtorgholmen si trasformò in un porto per i velieri che commerciavano lungo la costa (mi sa che quella storia che i marinai bevevano come spugne doveva avere un fondo di verità 🤪). Nel 1873, quando ormai Sandtorgholmen era un importante emporio, il re di Norvegia-Svezia Oscar II vi fece sosta in un suo famoso viaggio nel nord della Norvegia. Nel 1906 un grosso incendio distrusse la proprietà, che comunque fu ricostruita. L’albergo attuale consta di due edifici. Quello principale è un bella casa bianca con uno stile che ricorda gli chalet svizzeri (i proprietari stessi lo definiscono decorative Swiss Chalet). Noi invece siamo sistemati nell’edificio del molo (Bryggen, il molo in norvegese) dove le stanze sono tutte arredate in linea con il tema storico dell’edificio stesso. All’esterno c’è una simpatica sauna dalla forma a botte, che sembra la casa di uno Hobbit! (se vi avessi incuriosito e voleste sapere qualcosa in più sulla storia della struttura, potete andare qui)

Imprevisto! Non ci siamo capiti con la parte ristorante del Sandtorgholmen e non ci hanno preparato la cena. Sono le 21 e ci attacchiamo al telefono (qui cenano presto) e troviamo posto al Mama Rosa di Lødingen (link qui), che chiude alle 22,30 e non alle 20 come gli altri 😬 Il locale è di un signore turco venuto fin quassù per amore che, più in linea con i nostri orari, ci prega però di ordinare tutto per telefono perché, causa accordi sindacali, non può più accettare ordini dopo le 22 🤷🏻‍♂️

8 Agosto

da Evenskjer a Svolvær

Ci spostiamo a Svolvær, nelle Lofoten. Prendiamo subito possesso delle nostre case al Lofoten Feriesenter (link qui) e ci dividiamo: un gruppo rallenta il ritmo e con un’auto si dirige con calma verso una spiaggia. Io e gli altri approfittiamo della splendida giornata di sole per un trek.

il trek alla Djevelporten

Ci è stato consigliato il trek sul monte Fløya, chiamato Djevelporten, la Porta del Diavolo! Roberto, il capogruppo, aveva letto su una relazione del 2019 che era un trek che nella sua parte iniziale andava bene anche per i pigri. Ma o chi l’aveva scritto intendeva un altro trek oppure intendeva il tratto di 30 metri dal parcheggio ai primi gradoni. Degli sherpa nepalesi infatti avevano reso più agevole la parte iniziale della salita scavando dei gradoni nella roccia: i Djeveltrappa, le scale del diavolo! Finito lo scalone tocca salire facendo presa sui sassoni di una parete non del tutto agevole e solo poi il sentiero si inerpica più dolcemente verso la sommità dove, se il vento non ti butta di sotto, puoi godere del bel panorama. Anche qui pieno di coppie nordiche che zampettano in salita ed in discesa, allenatissime. Incrociamo pure tre donne incinte che scalano senza problemi. Questa volta mi sono ricordato di avviare Wikiloc e qui potete dare un’occhiata al percorso.

Scesi dal Djevelporten notiamo una spiaggetta e decidiamo di metterci il costume e riposarci un po’. Scendendo notiamo quanto sia avanti il cashless norvegese. Siamo su una spiaggetta sotto la strada, si accede da un piccolo slargo e siamo fuori dal piccolo villaggio di Svolær. Però ci sono ben due bagni pubblici (tra l’altro grazie ad un qr code si accede a questa mappa qui con tutti i bagni pubblici delle Lofoten) che possono essere sfruttati al costo di 10 NOK (1 euro) l’uno, pagando SOLO col la carta di credito. Visto che fa caldo e che i norvegesi fanno il bagno, decidiamo di provarci anche noi. Potete già immaginare come sia andata a finire: tuffo in acqua a (stimati) 12 gradi, imprecazioni varie e poi stesi al sole a ridere.

Ci riuniamo con l’altra macchina direttamente ad Henningsvær, che qualcuno ha letto essere definita la Venezia delle Lofoten (risate, prego 😂). È una delle più rinomate località turistiche delle Isole Lofoten ma, appunto, è un villaggio diviso in due da un canale. Prima che il turismo cambiasse il volto di questa parte della Norvegia, Henningsvær era un importante base di partenza dei pescherecci di merluzzo. Potevano essercene così tanti all’ancora nel canale da permettere a chiunque di spostarsi a piedi da parte a parte senza mai toccare l’acqua. Ma adesso è una elegante cittadina piena di locali per bere un drink e di negozietti. Il meteo nel frattempo è cambiato sempre più e neanche finiamo il nostro aperitivo che inizia a piovigginare e la temperatura è ormai precipitata a 12 gradi, dai 25 della mattina.

Mentre rincasiamo ci fermiamo a visitare la Cattedrale delle Lofoten, o Vågan Kirke se proprio amaste i nomi norvegesi 🤪 È la seconda chiesa in legno più grande della Norvegia ed è stata chiamata appunto Cattedrale delle Lofoten perchè, quando fu costruita nel 1898, era stata pensata per poter accogliere tuti i pescatori stagionali che accorrevano al vicino villaggio di Kabelvåg ogni anno.

9 Agosto

da Svolvær a Ramberg

Stamane escursione in barca per vedere le aquile di mare! Abbiamo appuntamento al porto con il tour operator Go2Lofoten (link qui). Prima di imbarcarci andiamo nella sede del tour operator dove ci danno le tute termiche da indossare sopra i vestiti, i giubbotti di salvataggio, guanti, cappelli ed occhiali per il vento. Sì, perché ci spostiamo su un motoscafo appositamente attrezzato, con due file di sedili di quelli che permettono di sollevarsi sulle gambe quando bisogna attutire un balzo sulle onde. Dopo essere usciti dal porto ci inoltriamo nel fiordo Raftsundet, a nord di Svolvær. Stig, il nostro skipper, ci fa notare le aquile appollaiate su uno sperone roccioso. Dopodiché le attira buttando del pesce in acqua. Sono due splendide aquile che volteggiano e che si tuffano con la grazia tipica di questi rapaci. Un vero spettacolo!

Poi ci spostiamo nel Trollfjord, un fiordo largo solo cento metri ma circondato da montagne con cime che superano i mille metri. Il paesaggio è spettacolare. Stig approfitta per raccontarci della Battaglia del Trollfjord, una famosa protesta che vide contrapposte le prime aziende proprietarie di pescherecci a vapore ed i pescatori tradizionali delle Isole Lofoten. Nel 1890, mentre il grosso dei pescatori ancora utilizzava piccole barche di proprietà, mosse con remi e vele, erano sorte le prime compagnie industriali di pesca, che si erano attrezzate con moderne navi cabinate a vapore, navi che permettevano di stendere lunghe reti che chiudevano l’ingresso dei fiordi. Così fecero all’ingresso dello stretto Trollfjord, impedendo nel contempo l’ingresso ai pescatori indipendenti. Questi insorsero andando all’assalto delle navi a vapore. L’insurrezione e le forti proteste che seguirono spinsero il governo norvegese a vietare la “pesca a chiusura” dal 1893.

Nel pomeriggio raggiungiamo il Lofotr Vikingmuseum (link qui) a Bøstad. Come in Finlandia anche qui la parte prettamente museale è minimale. La vera attrazione sono la ricostruzione di una lunga casa vichinga, con arredi, suppellettili e figuranti che tessono o che vi cucinano una zuppa. E il sentiero che porta al lago, dove si trovano le ricostruzioni di due navi vichinghe.

Il tempo volge al brutto, raggiungiamo Eggum, dove sarebbe previsto un altro trek per raggiungere Unstad ma desistiamo, perché farlo sotto la pioggia battente avrebbe poco senso.

Finalmente raggiungiamo Ramberg Gjestegård (link qui), a Ramberg appunto. Qui abbiamo due case intere ed una cabin sulla spiaggia e… ce la giochiamo a sorte: sono tra i vincitori 🎉 Sicuramente è piccola e non ha i confort delle case (delle piazze d’armi con divani, poltrone, verande) ma posso godermi il lungo tramonto proprio davanti casa!

10 Agosto

da Ramberg ad Å e poi di nuovo a Ramberg

Questa di Ramberg è l’unica volta che restiamo due giorni nello stesso posto per dormire. La mattina il gruppo si divide ed in quattro: io, Roberto, Beatrice e Luca prendiamo una macchina e, nonostante il tempo incerto, raggiungiamo la cittadina di Reine. Prima di arrivare però ci fermiamo, colpiti dallo scenario, ad Hannøy, un piccolo villaggio di pescatori abbandonato, restaurato e trasformato in un albergo diffuso: Eliassen Rorbuer (link qui) – per curiosità rorbuer vuol dire capanna dei pescatori in norvegese.

Dopo una passeggiata e qualche foto ad Hannøy proseguiamo e raggiungiamo Reine. Parcheggiamo, paghiamo come al solito col sangue il parcheggio e scaliamo il Reinebringen. È un sentiero di milleseicento gradoni, pure questi scavati dai soliti sherpa del Djevelporten, che sale per un dislivello di quattrocento metri (per le info di Wikiloc andate qui). Tu sali, sali, sali… non arrivi mai e ti chiedi perché mai tu stia facendo tutto ciò! Poi arrivi in cima e all’improvviso… vabbè, le foto parlano da sole 😉

Scesi dal Reinebringen ci raggiunge il resto della banda ed insieme andiamo ad Å i Lofoten. Come accennavo all’inizio å si pronuncia come la o della parola cosa. È anche l’ultima lettera dell’alfabeto norvegese e per questo viene utilizzata per indicare la fine di qualcosa. In questo caso: l’ultimo villaggio delle Lofoten. E dato che ci sono altre cittadine chiamate Å in Norvegia, si specifica che è quella delle Lofoten, i Lofoten appunto. Prima fermata: il Museo dello Stoccafisso! Debbo dirlo: è dall’inizio del viaggio che mi chiedo che razza di museo possa essere questo. Beh, in effetti le premesse erano pessime ma la riuscita invece è stata ottima. Arriviamo ed entriamo. C’è un odore forte perché è pieno di stoccafissi e teste di pesce essiccati. L’anziano proprietario, Steiner Larsen – che parla italiano perché vanta un diploma all’Università per Stranieri di Perugia – ci dice che si paga in contanti. Corone o euro, ma in contanti. Questa è stata l’unica volta che ci hanno chiesto dei contanti. Finora erano o opzionali ma non utilizzati o espressamente rifiutati 🤷🏻‍♂️ All’interno del museo si trovano parti di antiche imbarcazioni usate per la pesca del merluzzo e diverse specie di stoccafisso pescato nell’arcipelago delle Lofoten. Ma mentre avanziamo perplessi in mezzo a questo spazio, il proprietario ci invita a precederlo al piano di sopra, ci fa sedere e ci racconta la sua storia e quella dei pescatori delle Lofoten. Perché è questo il vero contenuto del museo: la storia della pesca dello skrei. Steiner è stato un fiume in piena, una fonte inesauribile di informazioni e di notizie che abbiano a che fare con la pesca del merluzzo, con i suoi metodi di produzione, con l’esportazione, la sua cultura e le sue tradizioni. A compendio del suo racconto abbiamo poi visto un vecchio documentario francese (dove compare fugacemente anche un giovane Steiner impegnato nella pulitura dello skrei) in cui abbiamo visto rappresentato molto di quello che ci aveva raccontato, ma avendo finalmente gli strumenti per comprenderne il significato. Tra l’altro abbiamo scoperto che il mercato italiano ha delle regole ferree in fatto di stoccafisso, che nell’Italia settentrionale si esporta solo il merluzzo magro, messo ad essiccare ad aprile, che in Meridione si preferisce il merluzzo essiccato più a lungo e che di conseguenza si riesce a conservare per più tempo. Sarebbe stato bello riprenderlo o prendere appunti ma, ovviamente, Steiner ce l’ha espressamente proibito.

Visitiamo il villaggio di Å e poi andiamo a pranzo all’Anita’s Seafood di Sakrisøy (link qui), un posto fantastico sia per mangiare sia per acquistare i prodotti locali.

11 Agosto

da Ramberg a Nyksund

Oggi lasciamo le Lofoten per tornare nell’arcipelago delle Vesterålen. È difficile per noi distinguere Lofoten e Vesterålen: sicuramente le seconde sono più grandi ed il paesaggio è meno brullo delle prime. Ma comunque sono le une il proseguo delle altre e con la storia dei ponti che collegano tutte le isole è veramente difficile rendersi conto su quale isola o arcipelago ci si trovi ogni volta. Oggi almeno prendiamo un traghetto e questo contribuisce a darci l’idea di aver cambiato gruppo di isole. Partiamo con calma e facciamo una lunga sosta su una bella spiaggia di sabbia bianca che ci colpisce mentre passiamo dalle parti di Leknes.

Per il tardo pomeriggio raggiungiamo Nyksund dove alloggiamo nella historical guesthouse dell’Holmvik Brygge (link qui). Una volta entrati sembra di essere catapultati nel passato, di essere veramente negli alloggi dei pescatori di skrei delle cartoline in bianco e nero che vediamo spesso in giro. Nyksund in passato era infatti una delle più importanti basi per i pescatori delle Vesterålen. Negli anni ’70 una tempesta distrusse completamente il molo ed il governo decise di incentivare il trasferimento degli abitanti a Myre. Di conseguenza Nyksund divenne una città fantasma e velocemente le costruzioni iniziarono a decadere, preda di vandali e delle intemperie. Negli anni ’80 un gruppo di giovani provenienti da tutto il mondo e coordinati da un progetto internazionale l’ha riportata a nuova vita, dotando il villaggio di energia elettrica e spingendo alcuni imprenditori ad avviare nuove attività commerciali – come la struttura dove alloggiamo. Ora Nyksund è un vero villaggio da cartolina, risorto a nuova vita grazie al turismo.

12 Agosto

da Nyksund a Andenes

Nuovo spostamento con cambio di isola: da Langøya ad Andøya. Destinazione Andenes. Lasciamo i bagagli al Sirena Guest House (link qui) e raggiungiamo presso il porto la sede della Hvalsafari (link qui). Oggi pomeriggio infatti è programmata l’escursione per avvistare le balene! Capodogli in realtà… Ma andiamo con ordine: prima di imbarcarci una delle addette della Hvalsafari ci accompagna in un tour del loro museo, approfittandone per darci molte spiegazioni sull’esperienza che stiamo per vivere. Intanto ci spiega che l’isola di Andøya è molto vicina alla scarpata continentale, quindi basterà una mezz’oretta di navigazione per essere già in acque profonde. E quella è zona di caccia dei capodogli, giganti cacciati in passato dalle baleniere per l’olio che si poteva ricavare dallo spermaceti (l’organo che regola la galleggiabilità di questi animali e che sfruttano anche per la ecolocalizzazione delle loro prede). I capodogli riposano 5-7 minuti in superficie – e li si vede sfiatare – dopodiché si lanciano in verticale nelle profondità mostrando la mitica coda che si immerge. Ci spiegano anche che la nave è fornita di un paio di ecoscandagli per poter captare i segnali dei capodogli e poter fare rotta verso di loro. Capiamo subito il perché del “soddisfatti o rimborsati” del loro marketing: è impossibile non intercettare almeno un capodoglio.

Ammiriamo anche l’enorme scheletro di un capodoglio spiaggiatosi anni addietro. Impressionante! Dopodiché veniamo imbarcati su una grossa nave – quello che probabilmente era stato un peschereccio – ed partiamo. Dopo un’oretta di navigazione intercettiamo un paio di esemplari e riusciamo a godere della vista di ben tre immersioni.

13 Agosto

da Andenes a Tromsø

In mattinata andiamo a Bleik. Qui c’è una bella spiaggia ma soprattutto da qui partiamo per un altra escursione, quella per vedere le pulcinelle di mare (o puffins in inglese). Il tempo è abbastanza brutto ma ancora non piove. Così salpiamo ed in effetti vediamo molti puffins nuotare e pescare in mare. Sono gli ultimi giorni prima che migrino e purtroppo ormai le uova si sono schiuse e non avvistiamo nidi a terra. Un peccato perché in mare effettivamente sono sempre abbastanza distanti per poterle ammirare per bene. Mentre rientriamo inizia a piovere ma ormai quello che ci resta da fare è solo il lungo trasferimento a Tromsø. Una traversata in traghetto da Andøya a Senja e poi una guida tranquilla fino a destinazione.

A Tromsø alloggiamo al Smarthotel Tromsø (link qui). Come accennavo all’inizio del mio racconto, stavolta non siamo fortunati: ci tocca pagare la sosta delle auto e fatichiamo a trovare un posto per cena. Per fortuna il NYT (link qui) ha spazio sufficiente per noi in una sala interna. È venerdì sera e, dopo cena, incontriamo molti ragazzi che girano in gruppo ridendo e bevendo: il classico venerdì sera del mondo anglosassone, tutti mezzi sbronzi o sbronzi del tutto. Dopo cena ne approfitto con Beatrice e Luca per una birra all’Ølhallen (link qui), il pub della fabbrica locale di birra Mack.

14 Agosto

Mattina in giro per Tromsø, visto che abbiamo l’aereo per Oslo nel pomeriggio. Esco presto la mattina e mi giro praticamente tutto il centro prima che persone e macchine l’invadano.

Ne approfitto per andare visitare il Polar Museum (link qui). Dei pochi musei visitati è quello che mi piace di più. Contiene tantissime cose: diorama della vita dei cacciatori di foche e di orsi bianchi nell’ostile ambiente artico delle Isole Svalbard. Cimeli di Amundsen, l’esploratore norvegese che raggiunse per primo il Polo Sud. Mi colpisce moltissimo lo scheletro di un tricheco: enorme!!!

Nel pomeriggio aereo per Oslo, treno per il centro, prendiamo le stanze all’Anker Hostel (link qui) e poi… viaaaaaa nella movida del sabato sera ad Oslo!!! La zona dei locali è piena di giovani che si divertono. Unico nostro problema è che abbiamo fame e le cucine non lavorano più dopo le 22. Ma anche a questo c’è una soluzione: l’Oslo Street Food (link qui). Quella che era la più grande piscina coperta di Oslo è stata trasformata nel tempio dello street food. Sedici diverse bancarelle aperte fino alle 23 😎 Dopo aver mangiato ce ne andiamo in giro per il centro e la zona del porto, ammirando la cattedrale, l’Opera House ed alcune bellissime imbarcazioni all’ancora.

15 Agosto

La pacchia è finita 😬 tocca tornare a casa 😂