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2020

Sicilia Occidentale

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Questa estate ho trascorso le mie ferie in giro per l’Italia. Viste le incertezze legate alla pandemia ho preferito non interporre un confine nazionale ed un volo aereo tra me e casa. Scenari variabili ed imprevedibili avrebbero potuto mettermi di fronte a richieste di tamponi, quarantene, spese impreviste, tempistiche di rientro incerte. E sinceramente non vedevo il motivo per trasformare un periodo di ferie in qualcosa di più impegnativo 😎

16 Agosto

Progetto: una settima in Sicilia (occidentale). Pianificazione: prenotato un b&b dalle parti di Aci Trezza. Per il resto il piano consisteva in: si scende e si improvvisa giorno per giorno! Lo so… l’esatto opposto di quello che faccio normalmente 😂 Ma in tempo di pandemia abbiamo pensato fosse meglio essere originali 😎

Si parte da Roma di buon’ora per la prima tratta del viaggio. Alla partenza siamo in tre: io, Anna Maria e Matteo e non abbiamo idea di quanto tempo impiegheremo per raggiungere Villa San Giovanni ed il suo embarcadero per la Sicilia. Anche perché non vediamo alcun motivo per NON fermarci a pranzo in Campania, nella patria delle mozzarelle di bufala! Appena leggiamo il cartello Battipaglia sull’autostrada la decisione è presa! Si esce per una lunga e gustosa pausa pranzo!

E comunque fretta non ne abbiamo perché il b&b in Sicilia l’abbiamo prenotato per la sera successiva. Non sapendo che situazione avremmo trovato ai traghetti abbiamo preferito lasciarci le mani libere per poter dormire in Calabria o in Sicilia a seconda delle convenienze.

Comunque siamo fortunati e l’imbarco dei traghetti a Villa san Giovanni è letteralmente vuoto. Paghiamo il biglietto, saliamo sul traghetto senza trovare fila e partiamo cinque minuti dopo essere scesi dall’auto. La traversata è breve, una decina di minuti e siamo già pronti a sbarcare.

Durante la traversata prenotiamo un b&b in centro a Messina, a Piazza Cairoli – si chiama proprio b&b Cairoli (link qui). Ci facciamo una passeggiata notturna nella Piazza Duomo per ammirare lo stesso ed il suo campanile. Siamo stanchi e ci affrettiamo ad andare a cena. La Trattoria Paradisiculo (link qui) ci ospita e ci rende felici.

17 Agosto

Facciamo colazione al bar convenzionato con il b&b inaugurando quello che sarà il nostro standard mattutino: granita (con panna) e brioche! Facciamo un giro con la luce del sole in Piazza Duomo per goderci appieno il centro storico di Messina.

Il Duomo di Messina è contemporaneamente uno dei più antichi e dei più nuovi in Italia. La sua costruzione fu ultimata nel 1150 in epoca normanna e fu consacrato sotto gli Svevi nel 1957. Fu poi modificato pesantemente nel ‘600 sotto la dominazione spagnola quando furono aggiunti alla struttura stucchi e decori barocchi. Fu poi distrutto, come buona parte della città, dallo spaventoso terremoto del 1908 e ricostruito nel 1920 recuperando lo stile medioevale. Fu poi incendiato nel 1943 come conseguenza di un bombardamento alleato e restaurato per il 1947. Insomma una storia travagliata.

Il portale di ingresso fu realizzato tra il ‘300 ed il ‘400 e debbo ammettere che è veramente molto bello. Anche il Campanile, con il suo orologio astronomico, mi ha colpito molto. Questo tipo di orologio si fregia di essere il più grande e complesso al mondo. Progettato dalla ditta Ungerer di Strasburgo, fu inaugurato nel 1933. Un complesso sistema di ingranaggi, leve e contrappesi permette che a mezzogiorno le statue di bronzo dorate, collocate sulla facciata prospiciente la piazza, si muovano.

Verso le dieci del mattino lasciamo Messina e raggiungiamo Taormina. La nostra meta primaria è… il mare! Raggion per cui parcheggiamo l’auto in uno dei capienti garage a pagamento all’ingresso di Taormina e raggiungiamo a piedi la funivia.

La funivia di Taormina collega la città in alto con le spiagge in basso. Una volta arrivati in basso dobbiamo scegliere tra la spiaggia di Mazzarò e quella di Isola Bella ed optiamo per la seconda.

Isola Bella, chiamata anche la Perla del Mediterraneo, è subito a ridosso della costa e spesso, a causa della marea, è più una penisola che un’isola vera e propria. La storia di Isola Bella ha inizio quando Ferdinando I di Borbone la donò nel 1806 al Comune di Taormina. Il Comune a sua volta la vendette nel 1890 a Lady Florence Trevelyan, nobildonna inglese che venne esiliata in Sicilia dalla Regina Vittoria in persona perché quest’ultima non apprezzava la relazione intima tra Lady Florence ed il cugino Edoardo VII, futuro re d’Inghilterra 🤷🏻‍♂️ La nobildonna convolò a nozze con il sindaco taorminese Salvatore Cacciola, acquistò l’isolotto su cui costruì una piccola casa ed impiantò essenze esotiche di notevole pregio che, mischiandosi alle specie autoctone, hanno contribuito a creare il suggestivo e spettacolare scenario naturalistico attuale. Alla morte di Lady Trevelyan e del marito, l’isola visse qualche anno di abbandono finché non fu acquistata nel 1954 dai fratelli Bosurgi, noti imprenditori messinesi impegnati nel settore della trasformazione degli agrumi, che vi costruirono una villa incastonata tra gli scogli ed ebbero il gusto architettonico di mimetizzare i vari padiglioni in cui l’abitazione era articolata, armonizzandoli perfettamente con il territorio circostante. Nel 1984, dopo il fallimento dell’azienda dei Bosurgi e la conseguente vendita all’asta dei beni di famiglia, Isola Bella viene dichiarata Patrimonio dell’Umanità e trasformata in una riserva naturale.

Fu il barone Wilhelm von Gloeden, noto fotografo tedesco vissuto a cavallo tra il XIX ed il XX secolo, che visse a Taormina per la maggior parte della sua vita, il primo a contribuire con il suo lavoro a far conoscere al pubblico le bellezze naturalistiche ed archeologiche dell’isola. Tra l’altro si deve a lui l’appellativo “la Perla del Mediterraneo”.

Comunque sia c’è un filino di gente in spiaggia. Negli stabilimenti posti a pagamento non ce ne sono più e sulla spiaggia libera si potrebbe tranquillamente camminare sulle persone (alla faccia del distanziamento per il Covid). Optiamo subito per un giro in barca, giro che ci permette di ammirare dal mare la costa e l’isola. Oltre alla prospettiva originale rispetto alla ressa della spiaggia – effettivamente Agosto è il momento peggiore per venire da queste parti – ammiriamo anche le grotte il cui accesso è possibile solo dal mare. La Grotta Blu di Isola bella e la Grotta degli Innamorati e la Grotta della Conchiglia lungo la costa. Dopo un bel bagno al largo nelle splendide acque dello Jonio torniamo a riva ed approfittiamo per pranzare al ristorante sulla spiaggia del La Plage Resort. Il Resort è un albergo a cinque stelle ed il suo ristorante è ovviamente caro. Ma pranzare ammirando lo spettacolo di Isola Bella vale la piccola rapina che subiamo 😎

Dopo pranzo visitiamo l’isola. Oltre ad un piccolo museo si può godere del panorama aggirandosi per i sentieri e le stanze ricavati direttamente nella roccia.

Dopo essere risaliti in centro grazie alla funivia, decidiamo di visitare il Teatro Greco. Il teatro è il monumento più famoso di Taormina. La sua costruzione risale al III Secolo a. C., può ospitare circa 5000 persone ed ancora oggi viene utilizzato per la rappresentazione di opere teatrali e di concerti. E’ un monumento molto ben preservato e la sua bellezza, nonché quella del panorama che si disvela alle sue spalle, lasciano incantati.

Dopo un giro in centro, lungo Corso Umberto, torniamo alla macchina e decidiamo di raggiungere Castelmola. Parliamo di un borgo arroccato su un cocuzzolo a strapiombo su Taormina e sul Mar Jonio. Tutto godibile da un belvedere nella piazza principale. Ci avevano consigliato di visitare il Bar Turrisi (link qui), famoso per… l’arredo priapesco 🤷🏻‍♂️

S’è fatto tardi ed è ora di raggiungere la nostra casa per il resto della settimana a Santa Tecla, il Cavalluccio Marino Fronte Mare (link qui). Santa Tecla è uno dei tanti villaggi di pescatori che con Santa Maria alla Scala e Capo Mulini costituisce la marina di Acireale. Il nostro b&b, facendo fede al suo nome, sorge letteralmente sulla scogliera, permettendoci di addormentarci ogni sera ascoltando il rumore del mare. In questa zona della Sicilia la costa è prevalentemente rocciosa. Dove siamo noi, la Riviera dei Ciclopi, c’è solo scoglio, nero, lavico. Il b&b ha comunque una sua discesa a mare, irta da raggiungere ma con una scaletta che permette di tuffarsi e risalire agevolmente. Ceniamo (non solo questa sera) al La Bettola dei Marinai (link qui) a pochi passi a piedi dal nostro b&b. Oltre alle pietanze di pesce “normali”, tutte fresche, abbondanti ed ottime, ci fanno provare l’occhio di bue, un mollusco tipico di queste zone (ho poi scoperto che è noto anche come Abalone o orecchio di Venere). Ci spiegano che per pescare questi molluschi bisogna immergersi in fondali che arrivano anche a 10 metri di profondità, capovolgere i massi sotto cui crescono e staccarli con forza. Ce li servono condito con olio e sale: una consistenza tenace all’essere inforchettati, ma facilmente masticabili ed ottimi al gusto!

18 Agosto

La Sicilia è grande ed è piena di meraviglie da visitare ed ammirare. E la Valle dei Templi di Agrigento è una di queste. Certo, rispetto alla costa occidentale non è dietro l’angolo, ma… noi dobbiamo ancora recuperare il quarto componente del nostro gruppo (eravamo scesi in tre da Roma, ricordate?!?). Conny è a Gela ed avrebbe dovuto prendere un autobus per Catania così da raggiungerci. Ma invece siamo noi ad andarla a prendere a Gela. Ovviamente PRIMA di partire per questo lungo viaggio… colazione a base di granita e brioche ad Aci Trezza 😅

Arrivati a Gela decidiamo che fa caldo e che è meglio andare alla Valle al tramonto. Quindi: mare! Raggiungiamo la spiaggia di Mollarella, non lontano da Licata. Su questo lato dell’isola le spiagge sono sabbiose. Affittiamo un paio di ombrelloni e quattro lettini allo stabilimento Mandy Beach (link qui) e ci godiamo sole e mare. E pure un ottimo pranzo al Molly Club Ristorante (link qui), che sorge ad un lato della spiaggia!

Dopo aver passato la giornata al mare raggiungiamo la Valle dei Templi ad Agrigento (link qui). Siamo al tramonto e c’è un ingorgo spaventoso lungo la strada che conduce all’ingresso del Parco Archeologico. Lasciamo l’auto lungo la via e ci incamminiamo a piedi, scoprendo che l’ingorgo è legato alle ridotte dimensioni del parcheggio destinato ai turisti 🤷🏻‍♂️ Immagino sia inutile qui riferirvi i nostri commenti a riguardo… Comunque paghiamo i biglietti e ci godiamo la meraviglia dei templi illuminati in notturna. Restiamo all’interno del Parco praticamente fino alla chiusura, che è alle ore 23.

19 Agosto

Viste le tante ora di macchina del giorno prima, per oggi il gruppo opta per una giornata di mare a breve distanza. Ma siamo tipi contraddittori e, dopo aver fatto con caaaaaalma colazione al Gran Cafè Solaire (link qui) di Aci Trezza, andiamo alla Riserva Naturale di Vendicari. Incredibilmente scopriamo che arrivando dopo le 11 già al parcheggio la situazione rasenta il delirio 😂😂😂 Il parcheggiatore ci prospetta almeno un’ora di attesa tra la sosta ed il raggiungimento dell’agognata spiaggia. Nessun problema: ripartiamo ed andiamo al mare poco dopo a Marzamemi.

Marzamemi è un piccolo villaggio di pescatori molto caratteristico… in realtà il primo impatto lo avete con la zona nuova del villaggio, con palazzine moderne ed i parcheggi per i turisti. Però poi raggiungete subito a piedi la zona storica e potete godervi i vicoletti e gli scorci sul mare. L’origine del nome di questo villaggio è controversa: secondo alcuni deriverebbe dalle parole arabe marsa (‘porto’, ‘rada’, ‘baia’) e memi (‘piccolo’), mentre secondo altri deriverebbe dall’arabo marsà al-ḥamāma, cioè “baia delle tortore”. Più che l’architettura delle casette del centro storico, Marzamemi è famosa per le sue attrattive culinarie. Parlo sia delle ricette che potete gustare nei suoi ristoranti – noi abbiamo pranzato fronte mare a La Pagoda (link qui) – sia dei prodotti che potete acquistare all’interno degli spazi della Tonnara: dalla bottarga di tonno rosso al pesce spada affumicato.

Lasciata Marzamemi raggiungiamo Noto, dove ammiriamo il fantastico barocco siciliano. Dalla cattedrale alle altre chiese ci godiamo l’architettura di questa città alla luce calda del tramonto.

20 Agosto

Dopo la ormai irrinunciabile colazione ad Aci Trezza a base di granita e brioche ci spostiamo a Capo Mulini, dove abbiamo appuntamento con Giuseppe, il nostro skipper per una gita in barca lungo la Riviera dei Ciclopi. La Sailing Tour “Riviera dei Ciclopi” (link qui) ci è stata consigliata dal proprietario del nostro b&b e con Giuseppe ci accordiamo per un giro personalizzato. Descivere la bellezza e la magia dei posti a parole mi risulta difficile. La Riviera è caratterizzata da alte scogliere di roccia lavica, acque profonde e trasparenti, scorci magnifici e… leggende antichissime.

Avete notato che qui ci sono molte località con il termine Aci al loro interno? Aci Trezza, Aci Castello, Acireale, ecc. Racconta Giuseppe:

Narra la leggenda che Aci fosse un pastorello, figlio del dio Pan, e che era innamorato della bellissima ninfa Galatea. I giovani solevano incontrarsi in riva al mare. Anche il brutale ciclope Polifemo si era però invaghito di Galatea. Nonostante le sue insistenze, la ninfa l’aveva sempre respinto. Un giorno Polifemo sorprese i due amanti, aggredì Aci, lo uccise e lo smembrò in nove parti, lanciandole lontano. Da queste nove parti presero il nome i nove borghi che conservano il suffisso Aci nel loro nome. Galatea, distrutta dal dolore, pianse infinite lacrime per la perdita del suo amato. Gli dei dell’Olimpo ebbero pietà dei due giovani e trasformarono il sangue di Aci in un fiume che sfociava in mare proprio nella spiaggia in cui i due innamorati erano soliti incontrarsi. Così Galatea si trasformò nella spuma del mare per abbracciare per sempre il suo Aci.

Giuseppe ci avverte che esistono varie versioni di questa leggenda, ma lui trova quella che ci ha raccontato la più romantica. Resta il fatto che questa zona della Sicilia vista dalla barca è incantevole.

Finita la nostra lunga escursione torniamo al porto di Capo Mulini e andiamo a Catania. La nostra prima meta è il Teatro Romano. Un po’ come a Napoli, il teatro romano è stato inglobato nella città. Anche se, mentre a Napoli è letteralmente stato fagocitato, qui la struttura principale e l’Odeon sono ancora preservati, sebbene circondati dalle abitazioni. Si entra da Via Vittorio Emanuele II, si paga il biglietto, si passa per un corridoio per accedere a quello che in un normale palazzo sarebbe il cortile interno e… il colpo d’occhio è strepitoso! Le gradinate del teatro si innalzano davanti a noi in tutta la loro magnificenza.

Dopo il Teatro andiamo a Via Crociferi per vedere le chiese barocche di Catania. Di quattro chiese ne troviamo aperta solo una 🤷🏻‍♂️ La Chiesa di San Benedetto ci accoglie tutta la sua magnificenza. Vi riporto un breve trafiletto che ne descrive sommariamente le decorazioni: All’interno della chiesa, oltre agli affreschi del Tuccari, si possono ammirare le tele di M. Desiderato e di M. Rapisardi e lo splendido altare decorato con marmi policromi, diaspri e lamine d’argento su cui troneggia l’Agnello di Dio. Il turbinio di colori degli affreschi della volta e del catino è opera di Giovanni Tuccari, che con febbrili e rapide pennellate rivela le sue origini culturali legate alla città di Messina, dove nacque nel 1667. Si possono ammirare le storie di S. Benedetto e sei Allegorie che incorniciano Il Trionfo di San Benedetto, nella sua tradizionale iconografia, in una composizione lieta e festosa. La sua pittura si fonde con l’architettura che diviene elemento unico e dominante. La fantasia di panneggi eleganti, visioni estatiche e nobiltà di atteggiamento mostra il gusto dell’epoca barocca e stupisce ancora oggi i contemporanei.

Da qui raggiungiamo la Via Etnea, il corso principale di Catania, affaccio dei palazzi nobiliari della città. Suggestivo veder spuntare il vulcano col suo pennacchio di fumo alle spalle dei palazzi mentre si passeggia tra chiese e negozi.

Tappa finale: Piazza Duomo. Purtroppo il Duomo ha appena chiuso i battenti per la sanificazione (tocca considerare anche questo ormai). Comunque nella piazza ammiriamo la Fontana dell’Elefante, simbolo di Catania, il Palazzo degli Elefanti, sede del Comune, ed il Palazzo Chierici, che con la loro bellezza rendono questo luogo un salotto elegante. Ad un lato della piazza c’è la Fontana dell’Amenano, che riversa le sue acque in quelle del fiume omonimo, che scorre sotto la città e che è visibile proprio in prossimità della fontana. La Pescheria, l’antico mercato del pesce, è anch’esso chiuso a quest’ora. Visitiamo la Chiesa della Badia di Sant’Agata, alle spalle del Duomo, e raggiungiamo il Teatro Bellini, nell’omonima piazza. E’ ora di cena e raggiungiamo, su Via Etnea, la Pasticceria Savia, per cenare a base di arancini e compagnia bella. Solo che la folla è eccessiva e preferiamo sederci alla vicina Pasticceria Spinella, dove si mangia altrettanto bene.

21 Agosto

Basta far colazione ai bar sul porto di Aci Trezza. Oggi colazione ad Acireale al bar davanti la Cattedrale. Bene, granita e brioche buoni anche qui 😉

Oggi si va verso l’Etna. Facciamo la via interna per goderci un po’ di paesaggio – la Sicilia non è solo mare. Ops… guarda caso il nostro itinerario ci porta a fermarci a Bronte, per acquistare qualche pistacchio! 😆 Per ora di pranzo siamo alle Cantine Donnafugata (link qui) dove avevamo prenotato una visita guidata alla struttura ed una degustazione con brunch.

Contenti e soddisfatti del nostro brunch, nel pomeriggio visitiamo Randazzo, uno tipico borgo medioevale. Tra l’altro è anche il borgo più vicino alla sommità dell’Etna. Abbiamo visitato le sue basiliche – una volta era noto come la città dalle 100 chiese – e gli stretti vicoletti che gli abitanti abbelliscono con piante ed ornamenti per concorrere a ricorrenti gare per aggiudicarsi il premio di vicolo più bello. Dopo aver preso una granita e dei biscotti alla pasta di mandorle da Arturo (link qui) – avendo letto l’insegna che invitava a chiamarlo Maestà Pasta di Mandorle ci siamo sentiti in obbligo di valutare di persona – abbiamo raggiunto Giardini Naxos per concludere la giornata con un bel bagno.

Per cena decidiamo di chiudere in grande con uno dei ristoranti in voga a Capo Mulini, Al Mulino (link qui). La cucina è indubbiamente ottima. La vera pecca è che i tavoli si prenotano… mettendosi in fila. E, dopo una giornata in giro, aspettare… aspettare… aspettare non sempre è la prima cosa che si desidera 🤪

22 Agosto

E’ arrivata l’ora dell’ultima colazione a base di granita e brioche. Partiamo con calma, tanto già sappiamo che la coda all’imbarcadero di Messina sarà lunga: è giornata di rientri.