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Cuba e la dittatura

La vulgata comune a sinistra è che assassini e criminali non siano tali se rivendicano su di loro una leadership rivoluzionaria.

Uno è morto giovane ed è stato fatto santo “laico”. L’altro morirà vecchio. E con le mani grondanti sangue. Ma sarà santo pure lui.

D’altronde come parlarne male? Cuba è il bordello del mondo. Non siamo ipocriti. Masse di italiani vanno a Cuba per tre cose: sesso, aragoste e cocaina. Tutto a poco prezzo. In più mettici un mare splendido e la moda di ballare la salsa. Perchè rinunciare?

In fondo in fondo i cubani stanno meglio adesso che sotto Batista. Questo dittatorello messo lì dalla United Fruit. Meglio il Barbudo, il profeta del comunismo latino. Uno capace di tenere monologhi lunghi ore e di presentarsi alle Nazioni Unite dicendo che per la fame nel mondo i paesi ricchi non fanno nulla. Chissà? Forse intendeva porsi come esempio: io si che li affamo per bene i miei cubani. Altro che i barboni negli Stati Uniti o in Italia.

Bene. Ora i nostri casanova a pagamento hanno un altro dilemma morale da ignorare. Gli scioperi della fame che sono in corso nelle carceri cubane.

Si, perchè chi non condivide l’idea che Guevara e Castro siano dei grandi, chi non accetta che le ragazzine cubane diventino, spinte dalla fame, delle prostitute in offerta speciale per gli sfigati italiani, marcisce in prigione.

Uno, Zapata, è già morto. E altri sei intendono seguirlo.

Ma tranquilli. La coscienza dei nostri seduttori è salva. Loro che colpa ne hanno?!?

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