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La mossa del cavallo

Nel gioco degli scacchi il cavallo muove due passi avanti ed uno di lato, rompendo le geometrie classiche del movimento degli altri pezzi. Il gioco degli scacchi è una simulazione di guerra, è tattica e strategia. E’ interessante constatare come la diplomazia internazionale stia utilizzando una mossa “diversa” da quelle fatte fin’ora per risolvere – o forse in definitiva lasciare così com’è – la crisi siriana.

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Assad è un carnefice. Nè più nè meno di Saddam Hussein o Gheddafi. Ma ha un vantaggio rispetto a loro. Ha armi di distruzione di massa. Armi chimiche. E, mancando di petrolio, non fornisce nessun motivo valido all’Occidente per curarsi del destino della Siria. Sono due anni che in Siria infuria una guerra civile nell’indifferenza delle opinioni pubbliche occidentali. Le stesse che si oppongono ai venti di guerra di Obama perché la guerra non ha mai risolto nulla.

E’ opinabile che la guerra non abbia mai risolto nulla. Leggendo la Storia si scopre che al contrario – tragicamente – la guerra risolve i problemi. Può eliminare un nemico o renderlo meno pericoloso. In America la schiavitù fu abolita grazie alla Guerra di Secessione. In Europa il nazismo fu sconfitto grazie alla II Guerra Mondiale. In epoche più recenti l’URSS è crollata sotto il peso della Guerra in Afghanistan e della corsa agli armamenti. Le guerre non sono auspicabili ma in effetti risolvono i problemi. Ma lo fanno solo se hanno un obiettivo chiaro.

E qui sorge il vero problema. Perchè l’intervento ipotizzato dall’amministrazione Obama non ha un obiettivo politico chiaro.

Rovesciare il regime? Non basta qualche bombardamento più o meno mirato. Al massimo rallenterebbe la recente offensiva dei lealisti, ma lascerebbe comunque Assad al potere.

Neutralizzare l’arsenale non convenzionale? Impossibile farlo con dei raid aerei. Bisognerebbe invadere la Siria, ma questo nessuno ha intenzione di farlo.

Questioni ben chiare al governo di Washington che ha fatto l’unica cosa sensata: ha preso tempo. La richiesta di voto del Congresso altro non è che un escamotage per prendere tempo e trovare una soluzione diversa.

A fine Agosto sui media israeliani era iniziata a circolare l’idea di spostare l’arsenale chimico di Assad in Russia. Impossibile vista la situazione sul campo. Ma da qui a sviluppare l’attuale proposta russa di far presidiare i deposti dalle truppe ONU il passo è breve. Logisticamente difficile da realizzare, lo ammetto. E’ quasi una farsa: spostare le armi in un paese sconvolto dalla guerra e proteggere gli ispettori. Ma, con tutte le sue difficoltà, questa farsa sarebbe una via d’uscita ottimale per tutti.

Lo sarebbe per Putin che ha avanzato la proposta e che potrebbe far vedere che tutela i propri alleati. Lo sarebbe per Obama che potrebbe dire di aver ottenuto un gran risultato ventilando l’intervento armato. Lo sarebbe per gli estremisti islamici che potrebbero reclutare nuovi proseliti sottolineando come l’Occidente abbia abbandonato al suo destino il popolo siriano.

Ah, dimenticavo l’ultimo, quello per cui la via d’uscita sarebbe quella veramente ottimale: Assad, che potrebbe continuare a massacrare i suoi oppositori nella rinnovata totale indifferenza dei ben pensanti qui in Europa, paghi che l’America non abbia bombardato la Siria.

Vedremo in questi giorni come si svilupperanno gli eventi. Se la crisi si risolvesse così, lasciando quindi tutto com’è, confido solo che anche per Assad, come per Saddam Hussein e Gheddafi, le promesse degli alleati di oggi vengano meno domani…