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Ruby e affini

Volevo buttar giù qualche considerazione sul caos politico e mediatico di quest’ultimo periodo.

Stretti tra un mondo arabo che va a fuoco – vedi la Tunisia, l’Egitto o lo Yemen – ed un mondo occidentale che inizia a recuperare dallo scivolone della crisi dei mutui subprime, anche l’Italia si avvia al redde rationem della Seconda Repubblica.

Nata da Tangentopoli e dalla discesa in campo di Berlusconi, si avvia a tramontare tra l’imperante corruzione e la fine del leader carismatico del centrodestra.

Già a Novembre avevo scritto qualche pensiero, intitolando l’articolo: Il tramonto di un capo. Dicevo semplicemente che FLI e Lega continuavano a guardare avanti, a riuscire a proporre un mondo diverso, mentre il PdL e Berlusconi si stavano avviluppando nella difesa dello status quo. Se la politica vive il presente senza progettualità è finita. E un PdL che ha come unico obiettivo la tutela del leader, senza essere riuscito nè riuscire a rendere concreto il programma elettorale, non ha molto futuro davanti. In questi casi, si cambia il leader e la dirigenza e si riparte. Volenti o nolenti, con scelte condivise o con crisi drammatiche, ma così è sempre avvenuto nella storia delle nazioni.

E’ evidente dalla cronaca che il centrodestra, anzi Berlusconi, ha deciso che la transizione da partito monolitico, dal partito del capo ad un partito vero debba essere traumatica. L’idea di fare come – faccio un esempio – Eltsin non la accetta: mettersi da parte, con le tutele del caso, e lasciare largo ai giovani.

E Berlusconi io lo capisco. Avversari politici non ve ne sono. Il centrosinistra non riesce ad esprimere leader, o quando lo fa, se li fagocita il giorno dopo. L’idea, sempre riproposta, del: tutti insieme per far cadere Berlusconi e poi si vedrà, è un’idea perdente. Lo è già stata molte volte e continuerà ad esserlo.

Ma non avere un’opposizione seria non basta a rimanere in sella.

Berlusconi, bisogna ammetterlo, prova ancora ad esprimere un potere evocativo, prova ancora a disegnare, ad immaginare un paese diverso. E chi vive schierato acriticamente da una parte o dall’altra, ancora lo segue. Ma la crisi morde e pesano come un macigno sul presente i diec’anni passati in cui ha portato a casa solo la riforma dell’Università. E del federalismo ancora nulla. Siamo sempre ad un passo dal vararlo, ma c’è sempre un passettino successivo da compiere. E degli altri punti fondanti del programma – le liberalizzazioni? la lotta alla corruzione? la fine delle raccomandazioni per trovare un lavoro? – nessuna traccia.

E comunque lo scandalo Ruby ha tracciato una linea di confine. Anche se ad alcuni non fa piacere ha avviato il tramonto di B. in maniera irreversibile. E non per le orge serali a casa sua. Se vuoi spendere così tanto per prestazioni che costano molto meno, affari tuoi. E neanche per la prostituzione minorile. Quello è un reato che, se accertato, ti apre le porte della galera. Ma tanto ne era cosciente, per cui inutile lamentarsi. E sul discorso moralità, nessun problema. Siamo un paese a geometria variabile sull’argomento. Mi fa ridere che Ratzingher s’è fatto eleggere Papa con un discorso contro il relativismo morale e poi la Chiesa è stata la prima a dire che la bestemmia và contestualizzata – senza spiegare a chi crede che vuol dire. Figuriamoci se infrangere altri comandamenti può essere considerato un problema.

Il problema vero, quello che ha reso il declino visibile, palese, evidente è l’ormai mancanza di lucidità del premier. Le menzogne al questore di Milano per un trattamento di favore di una ladruncola, l’abbandono del confronto politico per scialbi attacchi personali ad avversari veri o presunti. La querelle con Fini  è ormai macchiettistica. E dopo che si è dimesso? Che succede? Le argomentazioni politiche di Futuro e Libertà per un centrodestra che lavori sul programma e non a difesa del premier scompariranno? Il PdL doveva essere un partito liberale, c’è scritto nel programma. Perchè allora difende le corporazioni e non ha compiuto una sola liberalizzazione? Ma ci rendiamo conto che le uniche liberalizzazioni, parziali ed incomplete, le ha compiute Bersani in un governo di centrosinistra? Roba che se ci pensi sembra una barzelletta.

Resta da vedere quanto lunga sarà l’agonia di una stagione politica e della Seconda Repubblica…

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