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Vado verso il Capo

Sergio Ramazzotti nel 1992 è giovane. È un giornalista ed il suo giornale lo manda a ripercorrere idealmente una gara automobilistica appena conclusasi: la Algeri-Città del Capo. Ripercorrere si, ma… con i mezzi pubblici locali!!!
Ramazzotti ha uno stile diretto e ci racconta delle tante persone conosciute su camion, autobus, taxi de brousse (taxi della boscaglia, taxi collettivi utilizzati per percorrere lunghe distanze), treni. Persone più spesso disposte ad aiutarsi a vicenda di quanto noi europei possiamo immaginare. Persone schiacciate nella povertà più nera dalla cupidigia dell’uomo bianco che sostiene ed arma dittatori e governi a suo uso e consumo. La Corruzione con la C maiuscola è un compagno di viaggio instancabile. L’avventura di Sergio ha un centro di gravità nello Zaire di Mobutu, così poco diverso dal cuore di tenebra descritto da Conrad, dove tutti i mali dell’Africa si sommano per raggiungere il fondo di un pozzo nerissimo. Non serve raccontare del camion spinto nel fango dai suoi passeggeri nel mezzo della giungla su quella che sarebbe la Route Nationale n.1, ma che nella realtà è solo una pista che metterebbe in difficoltà anche un carrarmato! Oppure le continue estorsioni di denaro subite ad ogni posto di blocco. No. Basta un accenno al racconto di un turista tedesco che Ramazzotti incontra a Kinshasa e che gli conferma quanto tutti siano corrotti, ma così corrotti, che anche le mignotte, giunte a metà dell’opera, ti chiedono una tangente per continuare e se non paghi fanno un fischio ed ecco che entra il magnaccia a minacciarti con una calibro 38!!!
Algeria, Niger, Nigeria, Gabon, Congo, Zaire, Zambia, Zimbabwe, Sud Africa. Era il 1992. Ma anche oggi così poco rischia di essere cambiato.