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Sinking Island

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Dopo i paesaggi surreali ed i mondi fantasiosi di Syberia, mi stò godendo l’ultimo lavoro di Benoit Sokal: Sinking Island. Un’investigazione, un’indagine per risolvere un omicidio, immersa in atmosfere cupe ed angoscianti.

Le atmosfere, i fondali, i dettagli grafici di questo gioco sono fenomenali. Una fusione del design anni ’40-’50 e dell’Art decò illuminato da tonalità cupe e da una luce ambrata. Una vera chicca l’effetto del pulviscolo in sospensione nell’aria che viene illuminato dal sole nelle stanze della torre. Insomma ritroviamo tutta l’arte che m’aveva affascinato in Syberia.

L’avventura è semplice, con pochi enigmi. Si può giocare sia in modo classico, sia con un tempo che scorre realmente e ci costringe a sbrigarci nel nostro lavoro. Pena, come dice il nome del gioco, l’affondamento dell’isola! Si raccolgono indizi, li si esaminano con un’apposito strumento e si combinano per rispondere alla varie domande che compongono il puzzle investigativo. La cosa carina è che non c’è un ordine cronologico obbligato per risolvere i vari quesiti, cosa che ci permette una certa elasticità nelle scelte.

Una mancanza, a mio parere, è quella di una mappa per spostarsi velocemente da un posto all’altro. Lo scenario è molto grande e a volte è un po’ penoso fare avanti ed indietro. Altra pecca sono i dialoghi, sia per la grafica che per il doppiaggio dei dialoghi. Quando parliamo con un personaggio si passa ad una modalità ravvicinata con un paio di manichini mal fatti e poco realistici. E le voci che gli danno vita sono spesso troppo piatte e atone.

Ma a parte questo è un gran bel gioco, che regala bei momenti di evasione senza costringerci a spremere troppo le nostre meningi! 🙂